lunedì 6 gennaio 2014

Contro il Malocchio...le vecchie della Ciociaria...


Il luogo in cui ho trovato la tradizione molto forte del malocchio e di come toglierlo, è la Ciociaria. Nei vari paesi che dolcemente vivono sulle colline splendide di questi luoghi, ho conosciuto molte donne, maggiormente di una certa età, che conoscono il malocchio, ma anche vari procedimenti per toglierlo. Girando qua e là , sono venuta a conoscenza dei più svariati e strani modi per “pulire” una persona e la sua anima da ogni male.
A Fermentino contro il malocchio si usa dire la seguente preghiera:
“ Chisti so du occhi
C’au fatti gli malocchi
Dui tu fau catè, dui tu fau rizzà.
In nome della Santissima Trinità
Chisti malocchi su nu vau ‘n Santità.
In nome della Vergine Maria
Chisti malocchi vadunu via.
In nome di S. Giovanni
E di S. Liberatore
Alla calata dugli solu
Se ne vada via chistu duloru”.

Ho voluto lasciarla  nel dialetto originale, perché ho sempre pensato che uno scongiuro ha più potere, se si mantiene nella lingua di coloro che lo hanno creato, in Italiano non avrebbe lo stesso potere…
E poi ho sempre amato i dialetti…e da noi ce ne sono a migliaia.
A Colfelice  dicono il seguente scongiuro:
“ Tre occhi mi videro
Tre occhi mi guardarono
Tre occhi mi ammalocchiarono
Tre santi e Dio mi aiutarono
Con Gloria al Padre, Figlio e Spirito Santo”.
Questa bisogna ripeterla, quattro volte, buttando quattro chicchi di grano ogni volta in un piatto, pieno di acqua. Se è presente il malocchio, si formeranno delle bollicine vicino al grano.

Ad Amareno e Fermentino:
“Segni la tempia, segni la fronte
Tu segni l’occhi, segni la uocca  (bocca)
Si so malocchi du mala gente
Cu ietta gli àffiti accome a serpente, (affiti-sibili)
Si è che ‘nnudo, si è fattura (se è qualche nodo,)
Si è malannu du curpuratura
Je chiedo alla Madonna i a S. Damiano
Cu stu dolore passi a ‘stu cristiano,
i pù ‘l potere cù mù dà ‘l Signore
je  t’ordino da gnirtunu, dolore   (gnirtunu- andartene)
Je chiedo a S. Michele i a S. Redento
Cu ‘stu dolore su gli porti ‘l vento”.

Sono contenta che in ogni parte del mondo vi siano persone che mantengono vive le tradizioni. Queste sono la forza di ogni popolo, qualche volta figlie della superstizione e dell’ignoranza, ma per i giovani sarebbe importante, comunque sapere, da dove veniamo…per sapere dove stiamo andando…
La tradizione è parte essenziale della radice di questo albero chiamato uomo, senza radici un albero traballa…

E noi stiamo traballando…I nostri giovani hanno bisogno di conoscere in modo più chiaro, di chi e cosa sono figli, allora creeremo uomini più forti e sicuri di loro stessi. Un bagaglio ricco di passato per dirigersi verso il futuro con piedi più saldi a terra…Allora la tradizione non è più superstizione e limite…ma diviene certezza e…casa. Tutti noi abbiamo bisogno di sapere che nella nostra anima esiste un posto…dove poter tornare. Certi che lo troveremo sempre lì…ad accoglierci…

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